Parata triste e bar blindati, questa Coppa ha bisogno di una (ri)fondazione FOTO

TERAMO – Da un lato, dentro il catino di piazza Martiri, un cantiere ancora aperto, dall’altro malumori e proteste per un fin troppo rigido protocollo di sicurezza che ha svuotato i bar e messo oltremodo in difficoltà gli esercenti. Che fosse (quasi) tutto pronto per la sfilata inaugurale della Coppa Interamnia c’era poco da crederlo: gli operai hanno lavorato ancora prima del via per montare il palco autorità, i rifiuti dei materiali di lavoro ammucchiati in tribuna senza che si trovasse un qualcuno della Teramo Ambiente che togliesse di torno l’immondizia ha reso ancor più preoccupati i volti degli organizzatori. Ai varchi la gente, non tanta per la verità, ha atteso pazientemente l’apertura per ritirare i braccialetti, ma il disordine organizzativo nell’accoglienza ha fatto sì che anche il neo sindaco Gianguido D’Alberto fosse fermato al filtro della polizia, quasi dovesse anche lui ‘braccialettarsi’. La protesta dei titolari dei bar, di quelli in piazza Martiri, a partire dal Calypso, per continuare con quelli di via Capuani, dal Tasty, all’Assenzio, ai bar limitrofi ha condito di tristezza l’esordio della kermesse di pallamano. Costretti a far uscire i clienti per i controlli di sicurezza pre-sfilata e poi invitati a rientrare gli arredi, molti di loro hanno preferito chiudere e la sfilata è passata desolante e desolata in un ‘cimitero’ di locali con le serrande abbassate. Se è questa la manifestazione che tutti sostengono debba essere il rilancio della città, qualcosa non quadra. Se aggiungiamo al tutto un programma di cui tutto si conosce già da anni, dalla solita compagnia di sbandieratori, ai trampolieri, alle colonne di auto (quasi) d’epoca con tanto di famiglie a bordo, ai fastidiosi ‘smarmittamenti’ di moto, addirittura a chi sfila con i cartelli di protesta e tutto quanto non c’azzecca con la Coppa, allora crediamo sia giunto il momento di mettere uno stop e resettare tutto. Ha ragione Montauti, anche stasera triste e schivo in un angolo del palco autorità, che questa coppa ha bisogno di qualcosa di altro, ma forse non di una fondazione come dice lui bensì di una rifondazione. Di qualcosa di finalmente nuovo aggiungiamo noi, nella fantasia, nella regia, nelle idee, nelle persone. Solo così potrà essere diversa e di nuovo trainante, forse attrattiva come lo era tantissimi anni addietro. L’uscita di scena delle colonne portanti della Coppa, alcune sfortunatamente portate via dal destino, erano state campanello d’allarme inascoltato. Adesso, almeno, la parola passa al campo digioco e alla pallamano.